Già da oltre due anni la Fondazione aveva pensato a Mimmo Lucano come persona meritevole del Premio Mario Tommasini. Poi, le vicende che lo hanno travolto e le restrizioni imposte dall’epidemia hanno reso difficile la realizzazione dell’evento.
La recente e paradossale sentenza a suo carico ci ha indotto ad insistere con lui affinchè accettasse il nostro invito, non solo per dimostrargli la nostra vicinanza e condivisione dei valori e dell’impegno che lo hanno distinto ma anche per ringraziarlo. Prima però desideriamo soffermarci brevemente su alcuni fatti, così evidenti e pubblici, che ci inducono a una riflessione collettiva.
Come succede spesso nella vita, una serie sorprendente di coincidenze sfociano in una sentenza abnorme nei confronti dell’accusato e nel nostro caso nei confronti di Mimmo Lucano, che fu definito dal senatore Salvini “uno zero”, in occasione dell’allora sua imminente visita nella locride.
E’ anche un fatto che il Presidente del Tribunale Fulvio Accursio, che ha letto la recente sentenza, è stato eletto alla presidenza del Tribunale di Locri senza nemmeno un voto del CSM e solo qualche mese prima della conclusione del processo. Infine, ci pare doveroso evidenziare che il Pubblico Ministero (in trasferta) Michele Permunian è deluso dalla sentenza, anzi dichiara che “ha un dissidio interiore”.
Questi sono i fatti, anzi, gli antefatti.
Per noi, Mimmo Lucano rappresenta chi ha tenuto vivo un sogno, vicino per molti aspetti, ai sogni che hanno distinto Mario Tommasini.
L’uno, impegnato nel dare ospitalità, un’alternativa, una possibilità di riscatto a tante persone in fuga dal proprio paese, l’altro in difesa dei più deboli, contro le ingiustizie e le segregazioni, entrambi dando valore alle persone.
Non a caso, sono stati definiti in tempi diversi ‘realizzatori di sogni’, due persone che hanno dimostrato che una società migliore è possibile, un’umanità migliore è possibile.
Mimmo Lucano è un esempio che si colloca, al di là della sentenza accusatoria, nel luogo immaginario dove si uniscono coloro che lottano e hanno lottato per il diritto primario di tutti a una vita dignitosa, dove l’accoglienza abbraccia chiunque.
DOMENICO LUCANO, detto Mimmo, nato il 31 maggio 1958 a Melito di Porto Salvo (Calabria) è un politico e attivista italiano. Tre volte sindaco di Riace, è divenuto celebre per il suo approccio nella gestione dei rifugiati politici e immigrati in genere, nel contesto della crisi europea dei migranti.
Nel 1999 insieme ad altri riacesi fonda l’associazione “Città Futura”, dedicata a Don Pino Puglisi con l’intenzione di aprire le case ormai abbandonate di Riace superiore e recuperare i mestieri di “una volta” orbitando intorno al concetto di ospitalità. Successivamente crea la cooperativa “Il Borgo e il cielo” per gestire i nuovi laboratori di tessitura, ceramica, vetro e confetture, la cooperativa è composta da 10 persone tra cui due immigrati.
Nel 2004 per la prima volta si candida a sindaco e viene eletto. Dopo un anno aderisce a Recosol, la rete di comuni solidali con cui partecipa a progetti di tipo solidale.
Nel 2006 riceve il premio in “ricordo di Tom Benetollo” e dalla Provincia di Roma riceve il premio sostenibilità ambientale. A giugno 2006 organizza a Riace il primo convegno degli oltre 100 amministratori della rete dei comuni solidali.
Dal 2008 una nuova emergenza migranti viene proclamata da Lampedusa e diffusa nei media, e la sfida del sindaco di Riace nei confronti del sindaco dell’isola siciliana finisce sulle prime pagine del Corriere della Sera.
Nella primavera del 2009 si ricandida per la seconda volta con la lista civica “L’altra Riace” e viene rieletto, così come alla sua terza ricanditatura nel 2014.
Nel 2010 si è posizionato terzo nella World Mayor, un concorso mondiale organizzato da City Mayors Foundation che, a cadenza biennale, stila la classifica dei migliori sindaci del mondo. Sempre nello stesso anno è comparso al 40º posto nella lista dei leader più influenti dettata dalla rivista americana Fortune.
Nel 2017 il sindaco riceve il premio per la Pace Dresda 2017 che assegna l’omonima città tedesca.
Nell’ottobre 2017 il sindaco Lucano è iscritto tra gli indagati dalla Procura di Locri in merito alla gestione del sistema dell’accoglienza: i reati contestati sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Unione europea, concussione e abuso d’ufficio. Il 2 ottobre 2018, a conclusione dell’operazione Xenia, viene messo agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
(estratto dalle pagine web di Wikipedia)