La battaglia culturale per il superamento dei “luoghi chiusi”, come i manicomi o gli istituti, e l’idea dell’inserimento sociale come stimolo alla guarigione furono il denominatore comune di molte azioni promosse da Mario Tommasini. Anziani, matti, detenuti, orfani, tutti soggetti ai quali dare attenzione, liberarli da situazioni che non ne riconoscevano la dignità di persone. Così fu anche per i disabili. L’inserimento dei disabili psichici e fisici era un tema caldo per Tommasini, tanto che lo propose al regista Marco Bellocchio. Una proposta che portò al noto film Matti da slegare. Siamo negli anni settanta. Dal ’69 all’81 furono centinaia i disabili che lasciarono gli istituti per passare ad una vita normale e lavorativa. Un salto di qualità che ad esempio nell’81 coinvolse ben 224 persone con handicap, inseriti in piccole aziende con personale di sostegno (assistenti ausiliari e paramedici) e con sovvenzioni economiche per il datore di lavoro. Erano le prime misure che venivano deliberate e segnavano una importante inversione di rotta nelle politiche socio assistenziali.