Nel 1970, fresco reduce dell’impegno per la chiusura dell’Ospedale Psichiatrico di Colorno, Mario Tommasini occupò il brefotrofio di Parma, istituzione che raccoglieva settanta bambini abbandonati al di sotto dei tre anni. L’iniziativa si inserì nel clima di lotta alle istituzioni emarginanti di cui Mario Tommasini fu bandiera e principale promotore.
Fu Carlo Lasagna a denunciare le condizioni di vita all’interno della struttura. Settanta bambini abbandonati al di sotto dei tre anni, che vivevano segregati come in un piccolo manicomio. “Discutemmo a lungo – avrebbe in seguito ricordato Tommasini – sulle analogie tra brefotrofio e manicomio e decidemmo di andare a visitarlo. Risultò subito chiaro che tanto era facile per un bambino accedere alla struttura, tanto era difficile per lui uscirne. Fu così che decidemmo di occupare il Brefotrofio”.
Lo scontro con l’amministrazione dell’istituto fu ovvio; vennero, tuttavia, contattate le madri dei bambini e furono loro garantiti gli aiuti necessari (casa, lavoro, sussidi ), qualora avessero ripreso i figli.
Cinquanta bambini furono restituiti alle mamme, messe in condizione economiche di poterli allevare; gli altri venti, compresi due disabili, furono affidati ad alcune famiglie.
Nel 1973 il brefotrofio fu definitivamente chiuso per mancanza di bambini ricoverati e conseguenza di questa operazione fu la necessità di riportare alle loro case i novecentosettanta ragazzi che, dimessi dal brefotrofio, erano stati sistemati nei vari collegi della provincia.
Ciò fu reso possibile da aiuti finanziari dati alle famiglie dei ragazzi e dalla sistemazione in gruppi appartamento o comunità per coloro che non potevano essere accolti dalle famiglie d’origine.
Nelle parole di Tommasini “Tutti i bambini furono affidati o adottati. Tanti furono ripresi dalle loro madri, che aiutammo economicamente. E alle quali dimostrammo tanta comprensione. Nessun giudizio, solo la volontà di aiutarle. A queste madri fu data una casa, fu trovato un lavoro. Ad alcune fu assegnato un contributo economico. Tutto quello che occorreva fu fatto”.